Il CONSENSO INFORMATO: spunti per una riflessione etica

Il mio intento è  quello di proporre alcune  riflessioni metodologiche  che facciano emergere un percorso costruttivo di un approccio etico.
Evito dunque una trattazione esauriente del tema: questa limitazione è già una esplicitazione importante che ha un carattere etico.

Porre una questione etica -sostiene H.T.ENGELHARDT in The foundations of bioethics-significa cercare una risposta razionale ,una base diversa dalla forza per risolvere una controversia. L’etica è in definitiva un mezzo per risolvere le controversie relativamente alla condotta appropriata, su basi differenti degli appelli diretti o indiretti alla forza come base fondamentale di risoluzione. Vista da questa prospettiva l’etica è una impresa per la soluzione di controversie.”

Lo stesso autore prosegue affermando che le controversie possono essere risolte sulla base:
1 della forza, 2 del porsi dal punto di vista dell’altro, 3 attraverso delle argomentazioni il più possibile complete, 4 attraverso delle procedure di accordo.
Da questa ottica -prosegue il nostro autore-occorre distinguere tra le risoluzioni realizzate attraverso ciò che si potrebbe chiamare costrizione(principalmente forza) e la le risoluzioni che soddisfano la richiesta intellettuale di una soluzione corretta.Usare la forza ,anche legalmente autorizzata,per chiudere le cliniche per l’aborto sarebbe di per se stesso semplicemente un atto di forza.Un appello alla forza non risponde alla questione etica, in quanto questione razionale,sul perché la controversia deve essere risolta in un particolare modo.La forza bruta è semplicemente la forza bruta.Uno degli obiettivi dell’etica è determinare quando la forza è autorizzata: la forza di per se stessa non comporta nessuna autorità morale.” [o.c.Oxford Università Press,New York ,1986, p.39.]

La metaetica soggiacente a questo autore ci porta alle considerazioni inerenti al problema del consenso che -per definizione-non è mai un atto di forza.
Se l’etica DEVE essere un operazione non di forza ma argomentata è chiaro che il consenso fa parte integrante della proposta etica e guiderà qualsiasi riflessione e qualsiasi prassi.
Siamo giunti alla applicazione di alcuni criteri di lettura etici ritenuti fondamentali.
Esiste un ETHOS, quello che riguarda il modo abituale di comportarsi in una determinata cultura o in una istituzione. E’ l’insieme di chiari modelli di comportamento ben identificabili , senza necessità di elucubrazioni intellettuali.
Applicare questo criterio di lettura vuol dire, a riguardo di un caso concreto, domandarsi quale è l’ethos che si è messo in azione. Può essere un ethos della forza, un ethos autoritaristico, un ethos della non trasparenza..

Ma si deve poi passare all’ETICA. Ogni ethos ha sotto una serie di regole  esplicite addirittura scritte che fanno da supporto e costituiscono la carta costituzionale di un gruppo che segue appunto quella determinata etica.
Sul problema del consenso un ethos autoritaristico che non parla e non  dialoga ma impone ha sotto un etica del monologo, autoritarie, dei principi assoluti ,della verità a senso unico..

Esiste poi un momento METAETICO che cerca di leggere il funzionamento e i principi di fondo di una determinata etica e il collegamento tra ethos ed etica.
Per quanto riguarda il problema del consenso è chiaro che una etica deontica favorisce maggiormente una posizione non di dialogo, mentre un’ etica che guarda anche il risultato delle norme è maggiormente attenta al dialogo.

E’ per questo che  dopo un necessario esame dal punto di vista etico delle diverse proposte , attraverso la griglia dell’ethos, etica e metaetica penso che sia corretto dare una mia posizione sul problema.

  1. Penso che tutto vada ricondotta all’etica della comunicazione che vede applicato in chiave descrittiva il modello della teoria della comunicazione e in chiave normativa la circolarità della comunicazione stessa , nel senso che si deve tendere al passaggio dall’emittente al ricevente, cioè a alternare le posizioni comunicative in modo tale da far esperimentare agli agenti comunicativi i due ruoli fondamentali: quello del dire qualcosa e quello dell’ascoltare..
  2. Ritengo sia necessaria una attenta analisi della situazione che possiede in se stessa  una sua normatività(è diversa la posizione di un medico che deve proporre un intervento di uno che deve operare d’urgenza)
  3. Ritengo che un gruppo di bioetica deve soprattutto saper argomentare sulle varie posizioni nel tentativo di trovare un consenso minimale che permetta poi diverse articolazioni.

Per fare questo ho trovato utile un altro modello di lettura che vede funzionare assieme in qualsiasi operazione osservata eticamente: I VALORI, LE NORME, I CRITERI DI LEGITTIMAZIONE E LA REALTA’EMPIRICO-FATTUALE [cfr.Palo G.,La bioetica nella riflessione e nella prassi medica,in IL COMA POSTANOSSICO,Milano ARICO 1986]

 

 

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