Le emozioni enzimi della mente

Consideriamo questo volume un lavoro frutto di una molteplicità di voci, ma soprattutto di menti che hanno significativamente contribuito al suo concepimento e alla sua stesura, in tempi di maturazione avvenuti in vari contesti del nostro “pensare”.
Un pensare di gruppo che, dapprima si è trasformato in un pensiero di gruppo che ha trovato un organizzazione all’interno di questo libro, che possiamo ritenere complesso per la vastità del tema e la pluralità degli interventi contenuti.

Filmato della presentazione del libro tenuta da Gianangelo Palo

Estratto dal libro:

Conclusioni di Gianangelo Palo

Questo libro non vuole concludere ma aprire. La figura che lo caratterizza non è il cerchio ma la rete con una serie di crocevia che possono permettere una vasta esplorazione del sapere o dei vari saperi. Seguendo le indicazioni della introduzione vorrei stendere queste note condensandole in tre parole:

Sapere

Mi sembra che tutto il testo è orientato a descrivere e a costruire una serie di saperi. Saperi che per essere tali devono rispondere al significato profondo della parola, devono essere salati, sapidi. Credo che dalla lettura dei vari contributi ne esca un sapere di questa qualità, mi sembra questo un contributo importante.

Conoscenza

Ogni distribuzione del sapere comporta conoscenza, dipende però quale conoscenza.
In una scorribanda etimologica possiamo ripercorrere i vari significati che hanno accompagnato questo termine così ricco e così importante.
La lingua che maggiormente traduce la ricchezza del termine a mio parere è il francese che lo traduce con connetre, come essere con e come mettere assiemecostruire connessioni.
Si coniuga anche col latino cognosco, e col greco gignoskein, tutti affiliati alla radice “con”, parolina magica che ci porta nel mondo del gruppo, dell’essere assieme, del mettere assieme esperienze, emozioni, pensieri, conoscenza appunto.

Ponte

Mi sembra questa la parola più significative perché alla base di tutto il volume, come istanza epistemologica, come dimensione metodologica del pensare e dell’agire, come istanza etica. Il mettere assieme, l’E/E, come dispositivo universale di comprensione e costruzione della realtà. Un E/E che non elude l’O/O ma che lo integra dopo averlo esaminato.

Sapere sapido, conoscenza condivisa, ponte: sono le parole che mi derivano dalla lettura di questo testo, parole operative che diventano dispositivi per affrontare la realtà della cura di sè e degli altri, in una prospettiva nuova, emozionante, che vede questa luce diversa che può illuminare un nuovo sapere e una nuova cultura.

Voglio concludere con una citazione tratta dalla Bibbia quando il re Salomone, dopo aver ricevuto la sua investitura regale, chiede a Dio un cuore intelligente per poter ben governare e distinguere il bene dal male. Il cuore intelligente mi sembra la condensazione conclusiva di questo volume che ha voluto mettere assieme, fare ponte, tra cuore e ragione, superando tutti i dualismi che abbiamo ereditato dal passato e dalla nostra mente che lavora molto bene in modulo dualistico, nel tentativo di semplificare la realtà, a costo del tradirla. Mi sembra anche importante ricordare che la traduzione intelligente dall’ebraico non rende correttamente il profondo significato di lébh shoméá, dove lèbh sta per cuore, che nella cultura ebraica non è solo collegato alla affettività ma anche alla saggezza e quindi alla ragione, ma soprattutto shomèà significa in ascolto, quindi il cuore intelligente è quello che sa ascoltare. Ascoltare anche le altre culture, sapendole leggere e interpretare con saggezza e intelligenza. Ascoltare chi ci parla a volte anche con una lingua che non possediamo bene ma che possiamo sforzarci da capire.

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