Asterischi per una lettura Etica di un testo

Prima di tutto è necessario (ritengo giusto, buono, bello) delimitare il significato delle due parole che ho usato lettura e etica.

Già in questa introduzione è presente un orientamento etico che deve essere esplicitato. Se ritengo giusto, buono vuol dire che devo fare come ritengo giusto. Significa che prima di iniziare un discorso devo rimarcare il significato delle parole che uso, soprattutto quando si tratta di parole e non di termini.

I termini infatti sono più univoci, fanno parte di un codice perfettamente definito, quasi binario e difficilmente possono essere fraintesi, previa conoscenza del codice usato.

Le parole sono più complesse, polisemiche fanno parte di un codice che può avere varie letture: bisogna un po’ definirle, per dare le coordinate del proprio discorso che permette poi una comprensione di significati altrimenti troppo difficili da interpretare.

Ritengo anche bello fare queste precisazioni, perché il discorso diventa più comprensibile, perché si delimitano i campi, perché si tenta di essere capiti e di avviare un processo di comunicazione circolare che ritengo essere un altro elemento etico importante nel processo di lettura, visto come un momento comunicativo. Bello perché penso che l’etica abbia a che fare anche con l’estetica, non solo nel gioco etimologico, ma anche in un processo più complesso e più articolato che tenterò di sviluppare.

  • Etica significa dunque qualcosa che ritengo doversi fare, in base a dei criteri, a dei convincimenti che sono profondamente interiorizzati, che a volte scattano in maniera inconscia, ma che si possono anche tentare di portare alla luce con una riflessione che appunto si chiama etica. Ho parlato altrove di etica come casa del soggetto, ricuperando una antica etimologia, ma soprattutto evidenziando una caratteristica di questa parola vista come espressione di una struttura psichica, profondamente collegata alla persona, e non solo di una riflessione più o meno sistematizzata. Si potrebbe parlare di un rapporto tra il pensare- fare, dove ancora una volta l’attenzione è posta sul rapporto, sul legame, sul trattino.
  • Solitamente questo rimanda a dei valori che vengono condivisi da un gruppo, collegando così l’individuale al sociale in un tessuto molto ricco e complesso.

Si parla allora di una griglia di analisi che vede in sequenza i valori, le norme, i criteri di legittimazione e la realtà che si sta vivendo o leggendo.Queste sintetiche osservazioni, che rimandano a trattazioni più sviluppate, penso possano bastare per delimitare la parola etica.

Per lettura intendo quella operazione che riguarda la decodifica di un codice, di solito grafico, che dà vita a un testo, a un libro.Si intende anche un approccio comunicativo che decodifica un dato avvenimento, lo interpreta, facendolo proprio e inizia quel fenomeno che la riflessione filosofica ha chiamato ermeneutica. Ogni lettura presuppone un orizzonte di codifica e di decodifica. L’interesse di chi compone il testo e di chi lo legge costituisce un elemento importantissimo per la fruizione del testo e ne condiziona anche la stessa lettura. In qualsiasi testo noi sappiamo bene che si instaura un rapporto tra emittente, ricevente e codice su un sistema di interessi e di effetti. L’interesse etico diventa allora dichiarato nel mio intervento.

Cosa significa: che affronterò un testo, quello di Marialuisa Algini, non mosso da un orientamento economico poetico… neppure psicoanalitico(anche se queste istanze possono essere sottese) ma etico. Mi domanderò come il testo può essere letto in questa prospettiva, cosa mi dà e cosa la prospettiva stessa può dare al testo. Si evidenzia qui un’etica della circolarità comunicativa che il nostro gruppo ha messo in azione e che costituisce un tentativo che ritengo significativo nella ricerca sia etica che terapeutica. Leggendo il testo dell’Algini, nella sua integralità, ho avuto la visione generale del suo modo di procedere. E’ importante questa precisazione, che è di ordine metodologico, e che diventa indispensabile come regola che viene a far parte anche del mondo etico.

Tradotto significa che la lettura etica di un testo deve essere integrale e non limitarsi ad alcune frasi stralciate dal contesto. Questo non toglie che si possa poi soffermarsi-come voglio fare- solo su alcuni capitoli, per questione di tempo e ancora una volta di metodo. Dato il pubblico presente e la struttura del seminario -che non riguarda solo la mia relazione ma deve permettere l’intreccio con quella dell’Algini e la possibilità di una partecipazione di tutti- è necessario operare delle scelte limitative. Mi soffermerò allora su i primi due capitoli e, anche in questo caso, esemplificherò una serie di riflessioni che potranno poi essere generalizzate. La generalizzazione è una caratteristica della prospettiva etica.

Il primo: Per cominciare. Mi sembra interessante la sintonia che si intravede subito, espressa dal verbo cominciare. Comincia il libro e comincia anche il mio tentativo di analisi etica. L’inizio è sempre importante, in tutto, in una psicoterapia e anche in un analisi etica. Come si vedrà ho usato una frase all’indicativo, con una parolina particolare nel linguaggio etico: importante. Se io affermo che una cosa è importante, vuol dire che esige attenzione, che devo stare attento, che devo curare questo momento. Se inizio un libro così, significa che metto in luce la ricchezza di questo momento. Dovrò stare attento.

L’Algini prosegue affermando che … per giungere alla meta, sia necessaria, in vario modo, la partecipazione di tutti. (pag. 16) Si mette subito in evidenza la forza della metafora che fa da titolo: il viaggio. Pensare all’uomo viator, richiama una concezione che non è neutra nei confronto della dimensione etica. Ma si presenta qui subito qualcosa che ha a che fare ancora con l’etica che diventa un’etica partecipativa. Si viaggia insieme. Questo si traduce in una serie di norme che nel testo si esemplificheranno e che auspicheranno il coinvolgimento, in vario modo, di tutti gli attori comunicativi: paziente, genitori, analista…Si delinea una impostazione che è diversa da quella classica dell’analisi degli adulti che vede esclusi i parenti e si stabilisce un setting rigoroso col solo paziente. La partecipazione di tutti diventa anche la partecipazione dei lettori che vengono coinvolti nel viaggio, attraverso una serie di stimolazioni che dovranno far pensare. L’Algini infatti prosegue dicendo che il libro è fatto di capitoli brevi, che non intendono ”spiegare” sistematicamente quanto avviene in una psicoterapia, ma piuttosto far intuire, alludere, aiutare a immaginare ciò che accade oltre la soglia della stanza di analisi. . Spero sia quello che sta avvenendo anche qui, tra di noi.

Mi viene in mente il frammento di Eraclito sull’oracolo di Delfi dove si dice che l’Oracolo non afferma, non nega, accenna

Non spiegare ma far intuire denuncia una prospettiva che possiamo legittimamente chiamare etica perché deve tradursi nella azione, nella pratica.

Significa, credere, essere convinti che, almeno in questo caso, è meglio aiutare a immaginare piuttosto che sistematicamente spiegare, proprio perché ci si rivolge anche a un pubblico non specialistico e perché si crede che questo sapere sia importante da comunicare a tutti.

  • Potremmo chiamare questa l’etica del non assoluto, del frammento
  • Potremmo chiamare questa un’etica del dialogo, in cui il sapere non solo viene distribuito ma si acquisisce anche da coloro a cui viene indirizzato.
  • Altrove ho chiamato questa l’etica del dialogo dialogale, sottolineando la ricchezza della circolarità comunicativa e le necessarie regole per realizzarla.

Ho tentato di far vedere con questi esempi di analisi del testo, del come passare da una lettura ordinaria a una lettura etica, che ha evidenziato i valori del dialogo, le norme per fare questo: mancano le legittimazioni…. . perché farlo.

Seguendo il testo stesso troviamo, al capitolo secondo, una sollecitazione che di fronte alla presenza di un sintomo del proprio figlio i genitori si mobilitano talmente dentro di sé da riuscire a trovare il bandolo senza quasi rendersene conto(pag18). Questa mobilitazione è un dato di fatto; però non solo è vista come buona, ma auspicabile: il che significa che dobbiamo cercarla e favorirla sempre perché cosa buona. Tanto è vero che, se il sintomo non passa, è bene che ci si rivolga a un terzo che aiuti a vedere con un altro occhio, . La visione binoculare anche qui è auspicata come elemento doveroso nel tentativo di risoluzione della difficoltà. E cosa capita? Che la scelta di andare in consultazione metta in moto tante cose. . si è costretti a trovare pensieri e parole per dare contorni più nitidi al problema(pag. 19)

Ancora una volta il dare parola, il mettersi in comunicazione, dentro e fuori di sé, si dimostra virtuosa. IL che legittima una generalizzazione che si sposta in una enunciazione etica più universale che sottolinea il dialogo come dare parola, mettersi in gioco, come elemento buono, virtuoso e quindi da farsi. Il dialogo fa sì che il paziente sia il compagno vivo che proprio perché vivo sarà aiutato a sviluppare le sue doti, la sua creatività, la sua capacità di narrarsi attraverso le sue storie. In un altro capitolo, sul finire del viaggio alginiano si dirà che nella psicoterapia del bambino…sono loro stessi protagonisti necessari e insostituibili. (pag. 185)

Tutto questo potremmo definirlo la ricerca di un clima, in cui la partecipazione degli attori, a vario titolo, viene auspicata e messa in pratica.

 Dove quello che conta sembra essere la stessa mobilitazione e l’accettazione del viaggio visti come elementi importanti per la stessa terapia e forse elementi coassiali alla terapia stessa.

Se è così, si può dire che l’etica sottostante è quella dello sviluppo di una relazionalità dialogica vista come il contenitore in cui poi far giocare le varie istanze che si presenteranno nel proseguo del viaggio Un’etica del dialogo e un etica del viaggio. Cosa significa?

Vuol dire che la prospettiva di fondo, la metaetica, è data da una concezione dell’uomo, della vita in cui viene evidenziata la dimensione storica, la ricerca, l’attesa, l’attenzione all’evento: tutte dimensioni che si traducono in indicazioni, in norme che riguarderanno il setting, l’assetto esterno e quello interno visti, come importanti per l’intero percorso. Un’ etica dello Psichico.

Si capisce come in questa etica la tecnica ha un posto ma secondario, l’interesse prioritario è dato al clima, al modo di pensare se stessi, il paziente, i genitori e tutti coloro che entrano a vario titolo nella nostra vita In questo clima si troveranno le tecniche più adatte per capire, per far capire, per dare parola a quanto prima era confuso e caotico.

Si apre anche il capitolo del rapporto tra tecnica e etica. La tecnica vista come un insieme di procedure tipiche di una data professione, non può essere slegata dalla etica vista come impostazione di fondo, come orizzonte, come visione di vita. Se io credo a un’etica del dialogo e del coinvolgiment0 degli attori di una prassi comunicativa non posso arroccarmi in posizioni individualistiche che lasciano poco spazio agli altri.

  • Se credo che lo psichico sia solo uno specifico campo di lavoro o, prima ancora, una dimensione psichica, cosa cambia nella impostazione del mio agire terapeutico.
  • Che influsso ha questa mia visione sulla pratica e quanto la mia pratica ha influenzato il cambiamento o il rafforzamento del mio credere.
  • Lascio la discussione all’intervento di Maria Luisa e di tutti noi, sperando così di essere fedele alla impostazione etica che ho cercato di narrare.
  • Vorrei sospendere, non chiudere, queste osservazioni con una riflessione presa da un filosofo che io amo, Martin Heidegger, il quale parlando dell’interesse, che io uso nel mio modello di analisi etica comunicativa, lo interpreta come inter-essere, la dimensione dell’esistere in cui le trame di raccordo tra le varie persone costituiscono la istanza di fondo della vita e quindi anche il sestante etico che guida la prassi. Si tratta del ponte visto come istanza di fondo che guida il mio pensare e il mio essere. Vogliamo inter-essere anche noi in modo da creare un dialogo che ci aiuti a capire meglio cosa l’etica può dare alla psicoterapia e cosa la psicoterapia può dare all’etica.

Intervento di Maria Luisa e dei partecipanti

Raccolta delle osservazioni in chiave etica, cercando cioè di evidenziare l’applicazione del modello di ricerca che vede in azione Valori, Norme, Criteri di legittimazione e Prassi.

Mi pare che solo così si può essere coerenti con una impostazione etica che non si impone autoritaristicamente ma che esperimenta il viaggio e il dialogo come ingredienti fondamentali dell’esperienza etica.

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