Le resistenze alla contraccezione 

La contraccezione non è solo un fatto tecnico, non è appannaggio di una sola disciplina, quella medica per esempio, è un fatto umano e come tale partecipe della complessità propria di questo «mondo» che non si lascia ingabbiare in schemi riduttivi e che scalpita ogni volta che qualcuno tenta di codificare in forme «chiare e distinte» assolutamente e completamente codificabili.

Questa è l’ottica che ci guida nel pubblicare il materiale che abbiamo raccolto in seguito a un convegno svoltosi a Milano che aveva per tema «Le resistenze alla contraccezione».
Di fronte alla mole di interventi degli oratori e del pubblico abbiamo scelto con un criterio forse discutibile ma di cui rendiamo conto, di non procedere alla pubblicazione «asettica» del materiale ma di organizzarlo secondo dei parametri che nel testo vengono esplicitati.
Uno dei tentativi odierni della scienza è quello di procedere per scissioni e specializzazioni. «Essa – dice Carlo Brutti – enuclea e separa da un contesto un fenomeno che intende esplorare: lo sviscera fino in fondo e ne rivela i più delicati meccanismi, ma poi è come se perdesse di vista il fatto che quei meccanismi non operano di per sé, ma sono correlati a un insieme di altri meccanismi che ne condizionano il funzionamento». Questo pericolo di settorializzazione è ben presente nella comunità degli scienziati di oggi, tuttavia è ancora difficile superarlo in maniera operativamente costruttiva. E’ proprio per ovviare a questo inconveniente che con questo testo si è pensato di affrontare il problema della contraccezione non da un solo punto di vista ma da più angolature. E’ quello che comunemente viene visto come il metodo interdisciplinare.
Sembra tuttavia ancora insufficiente perché propone una parcellizzazione del sapere, che risente ancora delle scissioni precedentemente ricordate. Si rivela come, a volte, un tentativo sterile di denuncia, restando sempre nell’orto della singola disciplina.
Già in altra sede ho proposto di superare questo stato di cose con una impostazione diversa, che sottende un altro mo­do di affrontare il problema. Non più solo interdisciplinarità, ma transdisciplinarità. Si tratta di saper «passare dentro» le varie discipline per «attraversarle» raccogliendo il senso profondo che anima le varie ricerche. Cogliere il senso vuol dire superare un uso puramente strumentale della ragione, del logos, per sintonizzarsi con il nucleo delle varie discipline, anche in maniera critica. Si tratta di superare il monologo della recita a soggetto, si tratta ancora di superare il dialogo «dialettico» in cui una disciplina vuole prevaricare sull’altra per imporsi con la forza della «ragione», si tratta di intraprendere la strada difficile ma feconda del dialogo dialogale che non usa solo il logos, la ragione chiara e distinta, ma che sa cogliere le melodie del mito, il mondo del simbolico, dell’immaginario, del non perfettamente codificabile e misurabile che fa parte della realtà umana e che non può essere tagliato fuori in nome di nessuna rigorosità scientifica.
Mi rendo conto di avere in poche righe proposto una rivoluzione metodologica di grande portata che abbisognerebbe di una messa a punto più articolata. Non può essere fatta in maniera esauriente in questo testo anche se riteniamo giusto esplicitarla e riprenderla volta per volta nelle varie articolazioni del nostro discorso, che, proprio perché impostato in questo modo avrà varie articolazioni, trattate da vari specialisti: la Contraccezione Problema Tecnico, come fatto comunicativo, come prassi comunicativa, come fatto medico, come ricerca.

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